di Paolo M. Minciotti
Colpito da futuro “egualitarista” anche il Comune di Casalgrande si cimentava nella favolosa avventura delle panchine arcobaleno senza che, naturalmente e in un esercizio comune a tutte le giunte che amano più i simboli della reale educazione al rispetto, dare poi seguito a quella che avevano venduto come una rivoluzione culturale. La panchina venne inaugurata in un sabato pomeriggio qualsiasi. Era il 2020 e c’era tanto bisogno di simboli. Oggi, invece, ci sarebbe tanto bisogno di politici capaci, ma anche questo è un dettaglio.
La velina inviata in redazione recitava di “messaggio chiaro contro le discriminazioni e a favore di una società più inclusiva” come da velina giunta in redazione. Basta guardare la foto in alto, è la panchina sita in Casalgrande, per capire che fine ha fatto quel “messaggio chiaro contro le discriminazioni e a favore di una società più inclusiva”; della seconda panchina arcobaleno, inaugurata con gran strombazzo sempre nel 2021, nulla sappiamo immaginiamo sia sempre dov’era. Forse più scrostata. Forse meno. Ma cosa volete che sia.
Si era trattato di un evento duplice di così pregnante importante per la strombazzata comunità, come una del paese che doveva essere un’assessora o qualcosa di simile aveva comunicato all’urbe; così pregnante che sempre quella che doveva essere un’assessora, ma non ne siamo sicuri, non era riuscita (niente affatto inspiegabilmente) nemmeno ad avere la presenza di Arcigay Gio’conda, associazione territoriale della provincia di Reggio Emilia che per motivi che ci sono ignoti, se anche li conoscessimo non cambierebbe molto, non è stata presente con nessun rappresentante.
Però sua eccellenza l’assessora aveva inviato un messaggio a “tutta la cittadinanza” invitandola “a partecipare a questo momento molto significativo, esprimendo vicinanza [sic] alle persone discriminate per il loro orientamento sessuale” e sperando “che attraverso questi simboli di inclusione” si potesse “sviluppare una importante riflessione tra i ragazzi”, perché è noto che sono i simboli a fare l’uomo e non l’educazione.
Il messaggio della giunta cui forse premevano più i simboli che i fatti, era stata supportata persino da un capogruppo del PD locale perché “la lotta all’omofobia parte anche da qui, non dimentichiamolo” cioè dalle panchine arcobaleno.
Qualche anno dopo – le intemperie, il maltempo, l’umidità, la cattiveria di chi scrive su certi quotidiani online, le dimenticanze della politichina – basta guardare la foto in alto per capire con quanta cura e attenzione questa lotta, come tanti altri strombazzamenti giunti dalla coalizione al potere in Comune – due volte, perché repetita juvant – è stata portata avanti. E tutto si commenta da sé. Proprio come l’azione invisibile della politica locale.
(22 ottobre 2025)
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